Le bestiole di Via Margutta qualche volta vorrebbero perlare
(VITALIANO RIDERELLI, Il Sud, Roma, Anno II, No. 39, Roma, 11 October, 1948)
— by VITALIANO RIDERELLI
Istruttivo colloquio con na gattina e con un’oca bianca - Certe incompatibilità di carattere - Quel che un piccolo felino pensa della musica d’oggi - La maternità dei nudi di Toth Prestatemi, vi prego un poco della vostra attenzione, perchè tenterò di esporvi cose e persone che escono in qualche modo fuori del comune, sia pure d’un pezzetto così.
Da Esopo a Lafontaine, da Fedro a Collodi, molto hanno fatto parlare bestie d’ogni genere per educare gli uomini; io molto minore dei quattro citati e di tutti gli altri, tenterò soltanto di riferivi ciò che mi hanno detto due sole bestie, e precisamente una gattina e un’oca bianca. Esse esistono realmente ed abitano in una illustre via di questa nostra illustrissima Città: via Margutta. La quale via Margutta, cosa nota e arcinota, é piena d’arte e di artisti di ogni genere e sfumatura e di ogni nazionalità.
Con la speranza che non se ne abbiano a male, chiamerò la gattina Musata e l’oca Barbarina; così, tanto per la chiarezza e perché sappiate con chi avete a che fare. Aggiungeró che Barbarina é molto fiera d’essere unica a causa dei fatti del Campidoglio, e Musata si vanta di appartenere a quella specie di felini molto cari ai grandi uomini. Me compreso...
Ma torniamo a via Margutta. L mie amiche a penne e pelo la conoscono centimetro per centimetro, sono bene accolte da tutti e sanno perciò molte cose.
Prima di tutto, Barbarina mi ha detto incontinenza che vorrebbe che gli artisti prendessero esempio da lei e dalla gattina, andassero cioè d’accordo tra loro e , soprattutto, con l’arte. Se ne intende d’arte. Barbarina e bisogna vederla davanti a un quadro o ad una statua: se l’opera é di suo gusto, prende atteggiamenti del tutto soddisfatti e passeggia dondolandosi gravemente in su e in giù con chiacchiericci sommessi da Donald Duck senza altoparlante. ma se la roba non li pace, é un affare serio: sbraita proprio come se ci fosse da salvare di nuovo Roma ed é capace di avventarsi contro il quadro o la statua col proposito di farne giustizia col becco, Barbarina é anche un po’ all’antica e non approva gran che il surrealismo, l’impressionismo e tanto meno, il cubismo; ha poche idee ma tutte ben chiare e vuol subito comprendere quel che ha davanti, senza contorsionismi mentali e corporali.
Non va quindi affato d’accordo con uno scultore il quale va predicano una sua teoria che lei trova oltremodo bislacca: sostiene lo scultore che l’acqua corrente é tale artefice al cui confronto Michelangelo diventa un figurinaio lucchese e Canova addirittura un ciabattino.
Basta prendere un bel blocco di marmo, nella corrente d’un lasciar fare all’acque pena qualche centi(?) andate a vedere- coro vivi- e con(?) né Fidia né Prassi(?) vano fare. Chi sa p(?) non approva. Come pure non(?) pittrice Celia Bell(?) ché ama farsi l’auto(?) sonata la testa di magnifiche corna. Musata , che é mo(?) cosa , le dice di l(?)
...dato che ognuno é padrone di incoronarsi come crede. Dopotutto - é sempre Musetta che parla - chi può dire che ciò non sia una cautela preventiva o una specie di scaramanzia? Barbarica risponde inviperito che non é bello e che se la natura ci ha voluto animali senza corna, tali dobbiamo restare. Non si vede forse che le corna sono false?
Anche Musetta ama l’arte : preferisce però quei rami di essa non figurativi ma sensitivi, come la musica e la letteratura. Dicendo musica, la gattina calca molto sulla parola, dando l’impressione di metterci almeno tre „m” e un paio di „c”. Evidentemente vuol significare che la musica, per lei deve essere musica e non frastuono, schiribizzi, convulsioni. Per questo, quando il sassofonista- che a dire il vero scoccia un po’ tutti- attacca i suoi virtuosismi. Musetta miagola disperatamente e soffia e alza il pelo e invano Barbarina le arranca dietro per consolarla, scuotendo anch’essa freneticamente la testa ad ogni strappo lacerante dell’instrumento.
Anche in letteratura , Musetta é un po ancien régime, ma non molto. Ama i bei periodi torniti e morbidi, i versi sonanti ed armoniosi pero non disdegna la frase secca, lapidaria che al lettore lascia indovinare tante cose nella sua brevità gonfia di significati; o il verso breve , fermo, che quasi materializza l’immagine. Invece non può assolutamente soffrire l’ermetismo e altri generi affini; anch’essa come Barbarina, vuol capire subito quel che ode, sentirne un’eco immediata in stessa, cogliere subito nella parola un attivo e una frazione della vita interiore ed esteriore di tutte le cose viventi, siano esse alberi pietre od uomini.
Un solo artista accomuna nel consenso Barbarina e Musetta, così come il formatore del pianterreno, loro governante , le accomuna nei pasta e nei riposi meridiani sulla soglia della bottega.
Questo artista é lo scultore Toth(!!!), dalle cui mani escono soltanto statue di donne il cui corpo sia appesantito ed addolcito dalla maternità. I volti che Tot da alle sue donne sono sereni ed hanno tutti una espressione profonda di consapevolezza del mistero che fruttifica di ora in ora , di giorno in giorno entro le loro viscere.
Spesso, Musetta e Barbarina sono ammesse a veder lavorare l’artefice. E bisogno vederne il sussiego e la compostezza: Barbarina si accoccola da na perte e segue il lavoro dello sculture piegando la testa or di qua or di lá ed emettendo ogni tanto un gorgoglio sommesso ; Musetta si pone a sedere di fronte, guardando fissamente con gli occhi d’oro spalancati. La lunga, morbida coda distesa sul pavimento ha dei fremiti leggeri che talvolta si propagano al dorso vellutato.
Un giorno, Toth ebbe a dirloro - ed esse lo credono fermamente - che la maternità, é il solo stadio della vita umana che sia degno d’essere eternato ne marmo.